I momenti difficili speriamo tu li abbia superati, ma lo sappiamo bene, niente ha potuto prepararti all'isolamento del parto durante la pandemia. Hai vissuto un senso di isolamento acuto difficilissimo da elaborare. Non hai potuto condividere né i piccoli traguardi del tuo bimbo o della tua bimba, né le ansie, gli affanni, la fatica, forse non hai potuto contare su nessun aiuto, tranne quello del tuo compagno che però doveva anche lavorare. Mamma, sorelle, amiche erano lontane e quindi irraggiungibili. Senza la comunità familiare e amicale intorno tutto era più difficile.
Ogni tuo istante vissuto da madre è stato definito dall'isolamento. Non hai potuto avere nessuna aspettativa su qualcosa che spezzasse la faticosa e stressante routine quotidiana. La tua identità di persona cambiava ma non potevi confrontare questo cambiamento con il mondo intorno.
Raccontaci, se ti va, la tua gravidanza, il tuo parto, il tuo post parto. I momenti più strani e più difficili a causa dell'emergenza sanitaria. E cosa ti è stato d'aiuto, come l'hai superato.
Scrivici a matildaeditrice@gmail.com
Sara, mamma di Alice
Ciao Matilda, mi chiamo Sara e il mio piccolo uragano si chiama Alice.
Ho dato alla luce la mia piccolina il primo luglio 2020 e, ovviamente, lei è una bimba nata in tempi di covid.
Come tante altre donne avrei voluto vivere il momento della gravidanza in maniera diversa, ma se c'è una cosa che ho imparato è che la vita ti sconvolge tutti i piani, spesso ti lascia barcollare nel buio per un po' fino a quando non ti aggrappi a quella straordinaria forza che risiede in ognuno di noi e, step by step, inizi ad intravedere uno spiraglio di luce.
Ho vissuto questo periodo in Lombardia, dove lo strano virus ancora a tutti sconosciuto iniziava ad entrare nelle nostre vite e creare i primi disagi.
Ero emozionata per la notizia della gravidanza, quando la ginecologa me lo ha annunciato ho avuto un mancamento, mi tremavano le gambe (per la felicità).
Al tempo stesso iniziavo ad ascoltare le prime notizie e certamente l'ansia faceva capolino dentro di me, un'ansia che cercavo ti attenuare accarezzando la mia pancia ancora molto piccola, ma colma di amore.
Ricordo benissimo il primo giorno del primo lockdown, il mio compagno, impegnato nel settore della ristorazione, torna a casa e mi conferma quanto ascoltato in TV: respirare un po' d'aria sarebbe diventato un miraggio d'ora in poi.
Dentro di me la preoccupazione aumentava, così come i dolori e i chilogrammi, sicuramente non mi preoccupavo di tenere la linea, ma vedere il tuo corpo che cambia è qualcosa che impari da accettare pian piano.
La mia bambina scalciava ed era molto agitata, spesso ho pensato che la mia agitazione e i miei attacchi di panico (sì perché ci sono anche quelli quando non puoi camminare un po' o quando ogni mese ti rechi in un ospedale colmo di pazienti covid) potesse influire sul suo stato d'animo e renderla nervosa, potrebbe essere un pensiero sciocco, ma gli ormoni in gravidanza giocano brutti scherzi.
La lontananza da mia madre è pesata ancora di più, avrei voluto condividere queste gioie anche con lei, magari con il caldo sole della Puglia a tenerci compagnia, invece abbiamo trascorso quei lunghi mesi tra chiamate e videochiamate, anzi "meno male che ci sono che ai tempi miei non avevamo proprio niente", erano le testuali parole della mia mamma.
Il mio compagno Carlo ed io, inesperti, cercavamo di acculturarci il più possibile su cosa ci potesse attendere, lessi un libro bellissimo di Piero e Alberto Angela che mi ha aiutato a capire i cambiamenti dentro di me nei 9 mesi di gravidanza, dopotutto la consapevolezza ti prepara per affrontare il realtà e forse ti rende anche più coraggiosa.
Nei miei occhi regnava il terrore al solo pensiero di dover partorire da sola, senza la possibilità per Carlo, di poter vedere nostra figlia.
Devo dire che siamo stati tra i pochi fortunati che non hanno dovuto affrontare ciò, poiché nel mese di luglio le acque si erano calmate e in ospedale hanno dato la possibilità ai papà di assistere al parto e poter lasciarsi stritolare le mani in santa pace.
Nei mesi di lockdown ci sono stati tanti alti e bassi, tensioni, ormoni ballerini, umori altalenanti, i chili in più per la mia birba che cresceva, ma anche a causa del pane e delle focacce che da bravi Pugliesi non potevamo non preparare.
Ho capito perché si parla di depressione post parto e l'ho capito perché sulla mia pelle ho percepito le fragilità che una donna deve affrontare in questi momenti delicati, fare i conti con la tua vita stravolta e con il pianto che soffochi per non mostrarti all'altezza di un ruolo troppo stretto e che non rispecchia la realtà, dopotutto siamo donne, siamo mamme, siamo persone, siamo portatrici di difetti, pregi, fragilità, limiti, come ogni essere umano, meritiamo comprensione e ascolto, non giudizio.
Sono stati periodi intensi e complessi, ma con l'amore e il supporto della famiglia (anche virtuale) siamo riusciti a "tirare avanti" e adesso siamo qui, in Puglia, ebbene si, il covid ci ha scombussolato le vite e abbiamo dovuto lasciare la Lombardia, non più sostenibile.
Insomma cara Matilda, il mio piccolo uragano cresce bella e sana, questa è la mia più grande gioia, le sto scrivendo un diario con tutto quello che è stato e che sarà, scrivere è terapeutico, aiuta a riflettere e a cambiare prospettiva e se non si ha voglia di scrivere, basta mettersi a testa in giù o salire su un tavolo, dopotutto la vita è mutamento, è cambiamento e questo me lo ha anche insegnato il covid.
Un abbraccio, Sara
Annalisa, in attesa
Sono in gravidanza adesso, ho quasi concluso il settimo mese e quindi non ero incinta durante il primo lockdown. Sono rimasta incinta a ottobre e ho sentito tanto questa solitudine. Per fortuna sono una persona che non ha paura di stare sola, avendo comunque sempre vicino il mio compagno e la mia famiglia di origine. Però devo dire che ho sentito molto la mancanza di un confronto dal vivo con amiche ecc, mentre sono state molto di supporto le persone conosciute qua sui social attraverso la mia pagina. Mi sono sentita molto lasciata sola anche dal sistema sanitario... purtroppo non mi sono fatta seguire nel privato ma ho scelto il pubblico e devo dire che, nonostante abiti in un piccolo paese con ospedale di piccole dimensioni, il trattamento non è stato come mi aspettavo... ma le aspettative, si sa, non sempre sono in linea con la realtà! Mi è mancata la socialità... e spero tanto di poter recuperarla in questi ultimi due mesettiAllo stesso tempo mi sono goduta molto la mia pancia, la mia famiglia, le mie passioni tra cui il mio lavoro... e queste sono le cose che mi hanno fatta vivere lo stesso bene la mia gravidanza.
Mariairene e il piccolo Giacomo
Sono diventata mamma del mio secondo bambino ad Agosto 2020 e come moltissime altre mamme ho vissuto questa gravidanza nel periodo non facile del primo lockdown.
È stato uno dei momenti più intensi e ricchi della mia vita. Ho assaporato il mio essere nuovamente madre in modo totalmente diverso. Quando abbiamo saputo che stavamo aspettando il nostro piccolo Giacomo erano i primi giorni freddi di Gennaio 2020 e le notizie sul Covid erano frammentarie e poco chiare. Lontane ed isolate.
La mia primogenita aveva compiuto 3 anni e stava iniziando il suo percorso alla scuola dell'infanzia. È stato un Gennaio bellissimo, ricco di scoperte e di gioie. Matilde aveva iniziato la scuola alla grande e noi eravamo entusiasti di vederla crescere e di sapere allo stesso tempo che la nostra famiglia si stava allargando.
Poi il caos...lo chiamo caos perché tutto è "esploso" e rimasto confuso per molto tempo. Notizie, informazioni sul virus, dati, nuove disposizioni del Governo, mascherine, gel, guanti, divieti...
Dopo meno di due mesi tutte le scuole furono chiuse. E nel mezzo di quella confusione avevo in grembo una nuova vita e una bambina che aveva bisogno di me più che mai.
L' azienda per cui lavoro fortunatamente era riuscita ad organizzare un corposo piano di smartworking e i primi giorni di Marzo 2020 iniziai a lavorare da casa.
Da un lato fu un sospiro di sollievo. Non avevo contatti con estranei, non dovevo indossare la mascherina tutto il giorno. Non dovevo spostarmi in auto.
Ero incinta e sentivo di dovermi "preservare" per il bene del bambino...allo stesso tempo però dovetti fare i conti con una nuova organizzazione familiare. La mia bambina era a casa e dovevo al contempo occuparmi di lei e lavorare. Mio marito per un periodo riuscì a rimanere a casa dal lavoro ed entrambi ci supportammo, condividendo le gioie e le fatiche dell'isolamento forzato.
C'erano sere in cui per abitudine si andava a chiudere la porta di casa ("a chiave") per la notte...per poi scoprire che in realtà quel giorno non era mai stata aperta per uscire...
La ginecologa che mi seguiva, fortunatamente effettuava le visite in un ambulatorio privato e così non ho dovuto entrare ed uscire dall'ospedale per le visite di routine e mio marito è potuto venire ed assistere alle ecografie.
Poi è arrivata l'estate e siamo riusciti a goderci una vacanza al mare.
Agosto era alle porte e con nostra grande sorpresa il piccolo Giacomo ha voluto nascere un po' in anticipo.
La sua nascita è stata rispettata ed è andato tutto come desideravo. Il mio piano del parto presso l'ospedale è stato rispettato e le ostetriche mi sono state vicino senza intervenire troppo. La paura di non farcela c'era. La mascherina in faccia. Un tampone rapido prima di entrare in sala parto. Ma ero in ascolto del mio corpo e ho assecondato le contrazioni e muovendomi molto sono riuscita a trovare la posizione per me più naturale e comoda. Quando è nato...tutto si è fermato. Non potevo credere che fosse successo un'altra volta. Un bambino che nasce è sempre un prodigio. Per tutto il tempo ho avuto la fortuna di avere mio marito vicino. Mi rendo conto che in molte Regioni questo diritto sacro non è stato rispettato. Vorrei poter abbracciare tutte le mamme che si sono sentite sole in uno dei momenti più difficili della propria vita.
Vi ringrazio per aver dato voce alle mamme.
Mariairene