Perché Chiamarlo amore non si può

Chiamarlo amore non si può

Mi è molto caro questo libro, per tanti motivi. Intanto perchè la sua pubblicazione è giunta in contemporanea al decimo anniversario della casa editrice, una casa editrice al femminile, nata per sostenere una comunità di donne e cresciuta anche battagliando su leggi contro le donne, dalla legge 40 sulla procreazione assistita a quella sull’affido condiviso, e che è diventata sempre più una casa editrice di libri per bambini e bambine, ragazzi e ragazze, per parlare loro di emozioni e paure, di temi come adozione, pedofilia, bullismo, identità di genere, disturbi dell’apprendimento, intercultura.

Poi, perchè questo è un libro che avevo nel cuore da molti anni, da quando ho cominciato ad avere, e come me tante, la percezione sempre maggiore del problema della violenza contro le donne e di come in proposito si parli sempre troppo poco di prevenzione. 

Come possiamo mai sperare che le nostre bambine e le nostre ragazze siano donne determinate nelle relazioni, sicure di sè e delle proprie scelte, capaci di proteggersi da uomini possessivi e violenti, se diamo loro solo un certo tipo di modelli? Se non parliamo loro di affettività, di educazione sentimentale? A che serve ridurre la soluzione a mero problema penale, affannarsi a discutere sull’irrevocabilità della querela o sul braccialetto elettronico o sullo stabilire come aggravante la relazione affettiva con la vittima se non si lavora invece sull’educazione, sulla prevenzione? Se poi sin da bambine le circondiamo di libri scolastici pieni di stereotipi, di immagini di abuso del corpo femminile, con un linguaggio declinato al maschile che nega l’esistenza delle donne? E quanto ai ragazzi, prima che crescano e dover pensare a come punirli non sarebbe anche il caso di provare a decostruire i modelli familiari, sociali, mediatici che li possono portare a diventare degli uomini violenti? E riflettiamo anche sul perchè la violenza contro le donne sia diventata così diffusa proprio ora che le donne sono apparentemente più forti, più libere, più ricche di opportunità.

È anche per un problema di linguaggio che abbiamo deciso che le autrici di questo libro fossero tutte donne. Non certo perchè manchino scrittori per l’infanzia e l’adolescenza che avrebbero potuto scrivere cose bellissime sul tema. Può sembrare banale ma volevo che in copertina ci fosse scritto 23 scrittrici. Ci sono dei momenti in cui è bello stare tra donne, unirsi insieme in una stanza, oltre che averne una tutta per sè.

Concludo sulla scelta della copertina: un viso di donna bello e pensoso dipinto da un’adolescente, su uno sfondo rosso. Che sia rosso come il sangue o rosso come l’amore lasciamo che siano i i lettori e le lettrici a deciderlo: a noi piaceva l’idea di usare un colore che fosse un simbolo, forte. Come forti e sempre molto netti sono i sentimenti, i pensieri e le passioni delle donne.

Donatella Caione

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