Perché non tutte le associazioni possono occuparsi di femminicidio

Premetto che sono convinta che ci siano degli obiettivi importanti per raggiungere i quali è necessario superare alcuni punti di vista diversi e dare valore a ciò che unisce invece che a ciò che divide; e in generale, per carattere, poi, io tendo a dare valore più a quello che unisce e mi considero una mediatrice. E dunque credo che per contrastare il femminicidio sia indispensabile una grande alleanza nel mondo dell'associazionismo, anche con chi ha delle idee un po' diverse da quelli che ognuna di noi considera ottimali, anche se a volte non si tratta solo di idee ma anche di pratiche, il che rende le cose anche più complicate. Ma non sempre  è possibile.

A cosa mi riferisco? Al fatto che non posso accettare l'idea che un'associazione che si definisce dalla parte delle donne, che definisce come suo obiettivo primario quello di contrastare il femminicidio, sia al contempo sostenitrice della cosiddetta Pas, ovvero Sindrome da alienazione genitoriale, che tanto male fa alle donne che si separano da mariti violenti. Ovvero l'associazione Doppia Difesa, di Giulia Bongiorno e Michelle Hunziker che, probabilmente perchè gestita da due donne note, ha sempre tanta visibilità sui media (ecco un esempio). Visibilità che è importante soprattutto in questi giorni di caccia al 5xmille che, visti i sempre più scarsissimi fondi destinati dallo Stato ai CAV, diventa fondamentale per la sopravvivenza nel mondo del volontariato, delle associazioni, del terzo settore in generale.

Ma cos'è la Pas, ovvero Sindrome da alienazione genitoriale? Chi sostiene l’esistenza della Pas sostiene che un bambino o una bambina che ne è affetto/a è inattendibile e di conseguenza non può essere ascoltato/a in tribunale poiché le eventuali accuse di maltrattamenti ed abusi verso un genitore sarebbero solo frutto di un processo di alienazione messo in atto dall’altro genitore. Quando la Pas viene usata in separazioni richieste da donne vittime di violenza, la madre viene considerata alienante.  La separazione è un momento doloroso, spesso per entrambi i coniugi, e lo è sempre per i figli e le figlie. Non voglio entrare nel merito di tutte le problematiche collegate alla separazione e di quanto molto spesso madri e padri dimentichino che dovrebbero tenere fuori bambine e bambini dai loro risentimenti, dal loro dolore, dai loro bisogni e anche interessi economici. E' importante invece capire quello che succede quando a chiedere la separazione sono donne vittime di violenza ad opera dei coniugi: queste donne, giustamente, si opporranno all’affido condiviso o congiunto, non si adatteranno alla condivisione e quindi verranno considerate come genitore che non vuole favorire la relazione con l’altro. Di qui il rischio che verranno tolti loro i figli, con l'accusa di averli alienati, per affidarli al padre (violento e maltrattante) o addirittura per affidarli ai servizi sociali. 

Dunque, fermo restando che la Pas, o AP, come la chiamano ora (perchè sono stati costretti a togliere la parola "sindrome", assolutamente non giustificata poichè non si tratta si malattia) è comunque un concetto poco attendibile, ma soprattutto assolutamente fuori luogo quando si tratta di violenza nella relazione di coppia, a me poco importa che possa essere usata nelle separazioni che non sono provocate da episodi di violenza ma non mi sta bene che una Associazione che dovrebbe sostenere le donne vittime di violenza sostenga una cosiddetta sindrome che viene usata dagli uomini violenti per togliere i figli alle madri, su cui hanno agito violenza. Lo ha ribadito ieri anche Simona Sforza, tra le altre cose ideatrice del flashmob del 2 giugno.

E' un po' come l'assistenza agli uomini maltrattanti. Mi sta anche bene che ci sia chi la fa ma non si deve creare confusione, e non deve occuparsene chi si occupa di violenza contro le donne. 

A parte questo, dell'ass. Doppia Difesa non condivido tante cose: non condivido gli spot "contro la violenza" in cui sembra che la violenza derivi da capricci femminili, non condivido l'eccessiva enfasi che mettono sul rendere obbligatorio l'ergastolo quando dovremmo invece impegnarci sulla prevenzione ed educazione poichè l'obiettivo primario non è mandare in carere a vita gli assassini ma che le donne non vengano uccise e ovviamente non condivido la proposta di legge che vorrebbe prevedere il carcere per il genitore alienante.

Della Pas, di cosa sia, e dellimportanza "di fornire messaggi equilibrati" sul tema parliamo approfonditamente nel libro Sguardi differenti, in articoli scritti dal Comitato di Redazione dell'Ass. Donne in Rete, dallo psichiatra Andrea Mazzeo e da Simona Sforza.

 

 

 

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